Vi ricordate il film tratto dall’omonimo libro di Tolkien? Ad un certo punto i protagonisti raggiungono una palude. Ne avete mai vista realmente una ? Noi sì, ce ne ricordiamo una nella Germania del Nord. Si trattava di un acquitrino in cui la fanghiglia melmosa che costituiva il terreno non era percorribile se non sulle passerelle di legno simili a quelle che si usano a Venezia con l’acqua alta. Tra i fanghi crescevano arbusti e scorrevano ruscelli, anche in pieno gennaio, quando le temperature molto fredde rendevano tutte le pozzanghere ghiacciate.
Vediamo ora come Quasimodo sia riuscito a mettere in versi e a consegnare ai posteri le impressioni suscitategli da questo “ecosistema”.
“Acquamorta”
Acqua chiusa, sonno delle paludi
che in larghe lamine macini veleni,
ora bianca ora verde nei baleni,
sei simile al mio cuore.
Il pioppo ingrigia d’intorno ed il leccio;
le foglie e le ghiande si quietano dentro,
e ognuna ha i suoi cerchi in un unico centro
sfrangiati dal cupo ronzar del libeccio.
Così, come sull’acqua allarga
il ricordo i suoi anelli, mio cuore;
si muove da un punto e poi muore:
così t’è sorella acquamorta.
Questo componimento è già più diffiicile da capire. Di fatto Quasimodo in prima persona “canta” la propria solitudine ed il proprio dolore e li paragona all’ambiente paludoso che gli ricorda queste sensazioni. Le ghiande e le foglie che cadono accidentalmente dai rami nell’ acquitrino formano onde concentriche che sono metafora dei ricordi del cuore del poeta: spuntano dolorosamente ed improvvisamente nella quiete e poi si dissolvono irrimediabilmente. In “Acque e terre” la Sicilia rimembra al poeta l’infanzia perduta (Finzi).
Adesso vediamo un altro componimento della stessa raccolta:
“Vicolo”
Mi richiama talvolta la tua voce,
e non so che cieli ed acque
mi si svegliano dentro:
una rete di sole che si smaglia
sui tuoi muri ch’erano a sera
un dondoìo di lampade
dalle botteghe tarde
piene di vento e di tristezza.
Altro tempo un telaio batteva nel cortile,
e s’udiva la notte un pianto
di cuccioli e bambini.
Vicolo: una croce di case
che si chiamano piano,
e non sanno ch’è paura
di restare sole al buio.
Non avevo mai letto queste poesie di Quasimodo. In effetti a scuola non si studia tanto, ed è un peccato perchè alcune sono molto belle!
Quasimodo è uno dei miei poeti preferiti, insieme a D’Annunzio del quale, almeno per un certo periodo, è stato alunno. Prossimamente aggiungerò dell’altro, ampliando però gli articoli già pubblicati.