Il gelso, questo sconosciuto

Ed ora vediamo che cosa riporta Marco Polo del gelso nel suo libro intitolato “Descrizione del mondo”, universalmente noto come “il Milione”. Tutti noi siamo adusi a pensare che i bachi da seta si nutrano delle foglie del gelso, pertanto lo associamo quasi istintivamente alla preziosa stoffa, di origine orientale.
Invece il nostro Marco, al capitolo LXXXI, narra così:
“Or sappiate ch’egli (cioè Kublai Khan) fa fare una cotale moneta com’io vi dirò. E fa prendere iscorza d’uno albore ch’ha nome “gelso”; ed è l’albore le cui foglie mangiano li vermini che fanno la seta. E colgono la buccia sottile, ch’è tra la buccia grossa e l’albore, o vogli tu legno dentro, e di quella buccia fa fare carte come di bambagia , e sono tutte nere. E quando sono fatte, le fa tagliare in parti grandi e picciole, e sono forme di moneta quadra e più lunghe che larghe.

Quindi un’epidermica considerazione, tratta velocemente senza aver minimamente approfondito la materia, potrebbe essere questa: siamo debitori all’Oriente sia della seta che della carta moneta. Ma dell’albero? Che cosa sappiamo di questa pianta ad alto fusto che compare sempre nel nostro immaginario occidentale, anche grazie alla sua presenza sullo sfondo di opere letterariamente importanti come “I Promessi Sposi”? Chi non ha mai associato il gelso al protagonista Renzo, che aveva una filanda? Chi non ricorda le foglie sminuzzate sulle quali giacevano i bachi nelle feste medievali organizzate un po’ dappertutto nella penisola, prima della quarantena? Ebbene, anche il gelso, soprattutto quello bianco, proviene dall’Estremo Oriente…..a ricordarci che gli scambi commerciali con la Cina non sono una novità del ventunesimo secolo.