Tutte le strade portano a Roma

Carissimi lettori, prendiamo spunto da questo detto popolare per introdurre il nuovo autore di cui ci occuperemo prossimamente: Carlo Emilio Gadda. Egli infatti scrisse “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” ambientato nella capitale italiana in periodo fascista.

Estraiamo ora dalla narrazione due parti: la prima scritta in italiano e la seconda in vernacolo romano. A questo proposito ricordiamo che il “romano” ed il “fiorentino” non sono dialetti, bensì vernacoli, cioè forme di italiano con cadenza locale. Invece i dialetti, diffusi, regionalmente, in tutta la penisola, sono vere e proprie lingue. Ma torniamo a noi e leggiamo il primo passo: “La sua padrona di casa lo venerava, a non dire adorava: in ragione di e nonostante quell’arruffio strano d’ogni trillo e d’ogni busta gialla imprevista, e di chiamate notturne e d’ore senza pace, che formavano il tormentato contrasto del di lui tempo. “Non ha orario, non ha orario! Ieri mi è tornato che faceva giorno!” Era, per lei, lo “statale distintissimo” lungamente sognato, preceduto da cinque A sulla inserzione del Messaggero,”

Il soggetto di questa descrizione è Ciccio Ingravallo, il protagonista che successivamente  viene così dipinto da Gadda:” …grugnì don Ciccio dentro di se’, nel rimirare quegli occhioni della sora Amalia fonni fonni, cerchiati de du quarti de luna blu che je daveno riscontro ai du quarti de luna d’oro che ciaveva agli orecchi: che al primo rigirà la testa pareva le dovessero fare cin cin. Come a un’odalisca der Sultano”

Questi due esempi servono per sviscerare l’argomento del linguaggio gaddiano in cui l’autore  accosta stili molto diversi tra loro con l’intento di descrivere meglio la società italiana che si esprimeva così e,anche, di farne la parodia, sempre pensando però che solo il caos fosse intrinseco ad essa.